Io sono bolognese. Anche il protagonista del romanzo, Luca Molinari, vive a Bologna. Molti episodi narrati si svolgono a Bologna. Anche quello paradossale, ma molto significativo, del "matrimonio" tra Luca e Fabio.
Un matrimonio che non ha alcun valore, ma che i protagonisti vogliono comunque celebrare innanzi alla tomba di San Domenico, nell'omonima basilica.
Dal Capitolo 20
«No, devi crederci, faremo
tutto come se ci sposassimo davvero… organizzeremo la cerimonia, organizzeremo
un banchetto e poi una festa, e firmeremo davvero un contratto di matrimonio
davanti ai testimoni e ai nostri amici e parenti… quel contratto non avrà alcun
valore per lo Stato e pure per la Chiesa, ma noi ci sposeremo lo stesso in una
chiesa, e così quel contratto avrà un valore assoluto per noi e lo avremo
siglato pure davanti a Dio!»
Scelsi, per siglare
dopo una Messa il nostro contratto, la cappella dell’Arca, nella Basilica di
San Domenico, per un particolare legame che avevo da sempre con quel mistico
luogo. Da ragazzino avevo frequentato le medie, nel palazzo adiacente la
chiesa, ed ogni mattina, prima del suono della campanella alle otto e venti,
passavo alcuni minuti dinnanzi a quella stupenda pala di marmo bianco del
Niccolò, così detto dell’Arca, e recitavo la mia preghierina fissando quel
meraviglioso angioletto di Michelangelo, a destra sull’altare, stanco, quasi seduto
su un proprio tallone, e che reggeva un
pesante candelabro.
Dieci minuti prima delle
sei del pomeriggio, accompagnati in macchina da Alessio, io e Fabio, nei nostri
elegantissimi abiti Armani, arrivammo nella piazza, ed entrammo subito in
chiesa. Andammo direttamente nella cappella del Santo, salendo quei dieci
gradini e ci sedemmo nel primo banco sulla destra.
Angelo di Michelangelo sull'altare a destra
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